E’ di oggi la notizia della decisione del Tribunale:” Tutti i boss devono restare in carcere”. Vengono respinte 30 istanze di scarcerazione per motivi sanitari.
Mi rivedo giovane Capitano medico militare presso l’Ospedale Militare di Torino. Cosa c’entra con la richiesta di scarcerazione dei boss? Veniamo alla storia. Era l’AIDS agli albori della sua comparsa sulla scena mondiale, e pochi erano consapevoli della sua portata e sull’impatto che avrebbe avuto nelle epoche future. Venni convocato dal mio Direttore dell’Ospedale militare di Torino per una richiesta insolita che gli era pervenuta da un giudice del tribunale. Un detenuto Presso le carceri “Le Nuove” di Torino era affetto da una nuova patologia e bisognava, su richiesta del giudice stabilire o meno l’incompatibilità con il regime carcerario. Essendo il più qualificato ero stato designato ad effettuare la perizia medica. Si parlava della nuova malattia all’epoca, agli inizi degli anni 80 nei termini di SIDA (sindrome da immunodeficienza acquisita per distinguerla dalla sindrome da immunodeficienza congenita) e del virus HIV nei termini di HTLVIII. Naturalmente ero ben documentato sulla nuova malattia essendo specialista in Malattie Infettive, ma le conoscenze erano relative all’epoca, quindi molto limitate. Essendo di Roma non avevo la più pallida idea dell’ubicazione delle carceri né della struttura. Fissammo un appuntamento e mi recai in divisa presso le carceri. Dopo diversi passaggi attraverso porte e cancelli metallici giunsi in infermeria dove ad attendermi c’erano diversi secondini e il detenuto. Visitai il paziente, parte della struttura e scrissi la consulenza sul giornale sanitario personale del recluso. Scortato dagli agenti rientrai in Ospedale. Inviai successivamente le mie conclusioni. Non concordarono con il parere del giudice. Era il primo caso di AIDS che si presentava in quelle carceri ma credo fosse uno dei primi in assoluto nei penitenziari italiani. Non c’erano precedenti nè giurisprudenza. Per tali motivi articolai la relazione con le ultimi acquisizioni delle malattie corredandole con le poche pubblicazioni di supporto. Il caso venne discusso a lungo con i miei colleghi e con i vertici militari in quanto spiegai loro che questo caso rappresentava solo la punta di un iceberg e fummo facili profeti. Nessuno all’epoca era consapevole dei possibili sviluppi della malattia né dei futuri scenari che da lì a poco sarebbero apparsi. Oggi ci sono medici specialisti dedicati a questa tipologia di pazienti. “Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare degli ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati”.
(Mahatma Gandhi)