Ex alunni e covid-19.

Spero che il fischio alle mie orecchie avvertito in questi mesi di isolamento non sia stato dovuto a crisi ipertensive bensì, come vuole la tradizione popolare, a qualcuno che mi abbia intensamente pensato. Ed allora sono andato alla ricerca dei fantomatici e misconosciuti personaggi interessati alla mia persona andando per esclusione. Dopo aver escluso la componente femminile, data la mia età non più giovanissima e una parte dei miei possibili detrattori, non essendo ora più in prima linea dal punto di vista professionale, il mio pensiero è andato ai miei vecchi alunni. Si perché nel mio trascorso di medico c’è anche una lunga storia di insegnamento universitario. Grazie al coronavirus, alcune di queste mie materie di insegnamento sono tornate oggi di estrema attualità: malattie infettive, statistica sanitaria ed epidemiologia. Certo all’epoca mi chiedevano che senso potesse avere l’epidemiologia per chi avrebbe fatto in seguito il fosioterapista o l’infermiere. Rivedo ancora le facce sbalordite e trasognate alle 8 di mattina davanti a grafici, curve gaussiane o a definizioni strane quali tasso di incidenza, letalità, virulenza, mortalità. Mi sembra ora di sentire alcuni di loro, tra quelli più critici, pensare sottovoce o bisbigliare al figlio: in fin dei conti aveva ragione il professore quando diceva che tutto quello che stava insegnando ci sarebbe tornato utile in seguito e non solo per capire la trama di un rinnovato film dal titolo “virus letale”.                             “All’uomo irrazionale interessa solamente avere ragione. All’uomo razionale interessa imparare.”
Karl Popper

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