Decoro, ingenuità e quarantena

La classe politica ha mostrando le proprie carenze. La Pubblica amministrazione ha mostrato le sue carenze. Il Sistema Sanitario Nazionale ha mostrato le sue carenze. Il Potere dello stato ha mostrato le sue carenze. Ha cercato nella mancanza di stabilità e coerenza una sua autolegittimazione agendo di volta in volta ai vari stimoli sociali, economici morali senza una reale programmazione.

In piena epidemia il potere ha creduto bene di mostrare un decoro inesistente, ha cercato di costruire il proprio prestigio con azioni che poco hanno di decoroso. Nell’enfasi della corsa per arginare l’epidemia ha celebrato successi da record inesistenti come l’isolamento del virus Sars-Cov 2 per primi, ha premiato personale precario con assunzioni senza concorso, dato voce a personaggi che invece di rassicurare con l’autorevolezza della scienza hanno dato prova di mancanza di decoro, cattivo gusto.

L’epidemia ha esaltato quelli che sono ora i valori attuali come l’astuzia, la notorietà, il successo economico. Chi ha avuto come insegnamenti non la furbizia ma il credere in se stessi, nelle proprie idee, ambizioni, anche e perché no nei sogni, nell’adoperarsi per gli altri, si sente pertanto escluso. Ma è proprio da costoro che è venuta la spinta, l’energia per affrontare e risolvere l’emergenza. E non chiamiamoli ingenui. Chi è ingenuo è se stesso, è onesto. Non si nasconde dietro maschere per ingannare gli altri. L’ingenuo è colui che non sgomita per apparire in televisione. Spesso le persone fingono di ammirare le persone ingenue che hanno l’onestà di essere se stesse , ma fingono perché di riflesso percepiscono la propria mediocrità e inautenticità. E in cuor loro vogliono portarle ai loro stessi livelli.  E’ per questo che anche Kierkegaard ci invita a non perdere completamente l’ingenuità.

Covid-19. Gli esperti e la politica.

Ho letto recentemente un articolo che analizzava l’informazione scientifica e la conseguente scelta politica che sulla base di tali dati veniva intrapresa. L’analisi partiva da tre sostantivi: autorità, autorevolezza, autoritarismo. Avendo ben chiari i termini di autorità e autoritarismo, mi vorrei soffermare sull’autorevolezza: stima, fiducia, credito fondati sulla personalità di chi ne gode. Fin qui tutto bene. Lo scienziato è autorevole per definizione in quanto la scienza si basa su metodi rigorosi, sperimentali, riproducibili che mirano al conseguimento della conoscenza oggettiva, reali e sempre condivisibile. Tale ricerca della verità oggettiva per lo scienziato dovrebbe avvenire nei laboratori, nelle corsie e avere poi la diffusione sulle pagine delle riviste accreditate e nei congressi scientifici. L’autorevolezza lo scienziato la conquista dedicandosi per anni a quella ricerca che scaturisce dalla sua formazione, appresa dai suoi maestri e affinata dalla sua esperienza quotidiana. Va costruita negli anni. Mi soffermo su un concetto che in medicina non è più considerato: la figura del maestro, della scuola. La medicina è ancora un’arte ed ha bisogno di maestri. Sono infettivologo non solo perché specialista in Malattie Infettive ma soprattutto perché il mio maestro è stato il Prof. Giunchi e sono stato formato alla sua scuola. E così per le altre specializzazioni. Oggi assistiamo ad un sovvertimento del concetto di l’autorevolezza: viene data all’esperto di turno come un’etichetta, posticcia. E nelle interviste televisive non importa se chi parla come virologo ha fatto fino al giorno prima l’epidemiologo, e non ha mai messo piede in un laboratorio, prescritto alcun farmaco in vita sua, né vissuto una precedente pandemia, perché questa è diventata la prassi. Tale prassi infatti è in uso anche nelle attribuzioni degli incarichi apicali che spesso premiano non la formazione del candidato acquisita con dedizione negli anni ma in base ad altri criteri, spesso aleatori e opinabili e quasi sempre per autorità. Negli altri stati chi percorre una formazione clinica non può certo diventare direttore di un laboratorio e viceversa.  Non c’è il salto delle carriere in base alla situazione contingente.  Chi fa il virologo in laboratorio non può certo sperimentare protocolli clinici. Non c’è l’allegro passare di ruoli.  Anche in magistratura si sta cecando di separare il percorso delle carriere. Ma aimè la politica si avvale di tali esperti. E’ cieca di fronte a tali evidenze, ha l’autorità e quindi il potere per farlo. Bisogna allora ripensare all’antica Grecia all’epoca in cui con Pericle il potere abbandona i palazzi dell’aristocrazia per occupare lo spazio pubblico per eccellenza, l’agorà, la piazza che ha nei cittadini i veri protagonisti della vita politica. E forse allora dovremmo ripensare alla figura del politico non come figura autoritaria ma come figura al servizio del cittadino.

“Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica Aeronautica, il calabrone non può volare, a causa della forma e del peso del proprio corpo in rapporto alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa e perciò continua a volare”. Igor Sikorsky

Ripensare la scuola al tempo del Covid-19

Quest’anno saranno tutti promossi. Le lezioni sono state fornite a distanza. Le nozioni sono state trasmesse. Ma è tutto qui? Viene spontaneo fare alcune considerazioni. La lezione on line è pre- confezionata e assolutamente riproducibile già nella sua presentazione. Può essere fruita da un numero considerevole di studenti anzi illimitato e può essere riprodotta e ascoltata all’infinito. Quando, giovane universitario assistevo alle lezioni di medicina, una sorta di riproducibilità, di surrogato di questa attuale riproducibilità della lezione veniva effettuata, mediante la registrazione o la trascrizione di appunti. Ma cosa c’è di diverso ora? O meglio cosa non c’è. Non c’è l’empatia che si instaura tra docente e discente, non c’è la condivisione dello spazio-tempo, non c’è la sottolineatura di alcune allocuzioni con l’enfasi, con le pause con i ritmi, con il tono della voce, con il linguaggio del corpo, con lo sguardo. Non si avverte lo sgranare degli occhi dell’alunno che ha appreso una nozione di cui è felice o lo smarrimento del suo sguardo quando sfugge il concetto. Non c’è l’aurea mistica che percepivo da studente assimilando anche gli odori dell’aula. Assente è anche l’atmosfera magica che ci appassionava alla materia e ci tracciava un percorso determinato di vita indirizzandoci verso il nostro futuro. Ricordo le lezioni di anatomia patologica, intrise di riferimenti culturali, semantici, storici del Professor Ascenzi (didimo, come Tommaso, gemello). Lezione come partecipazione corale. E ancora riecheggia la sua ultima frase al temine del corso: “sì è vero superare con me l’esame è come scalare una montagna ma se arrivate allea vetta vedrete un panorama unico”. E fu così. Ho cercato di trasmettere anch’io nelle mie lezioni la stessa empatia per far appassionare i giovani studenti. Introducevo le lezioni di malattie infettive fatte all’Ospedale di Malattie Polmonari Carlo Forlanini citando la Montagna incantata di Thomas Mann e la sua mirabile lezione agli studenti di Princeton. Lezione di vita.  Adesso è venuta meno la relazione educativa come pure la condivisione emotiva. Ma sta emergendo un altro aspetto: quello dell’ascensore sociale che si è fermato. Le famiglie più deboli risentono oggi della mancanza di sussidi tecnologici, di fibra veloce, hardware performanti. Ma soprattutto di quelle psoco-pedagogie innovative che preparano i giovani allo studio delle lingue, in particolare l’inglese, alla musica e non ultimo alle materie scientifiche che faranno in futuro la differenza. “Se ciò che io dico risuona in te, è semplicemente perché siamo entrambi rami di uno stesso albero.”
William Butler Yeats

Scienza, democrazia ed ex alunni

Immagino ora i miei ex alunni alle prese con un rinnovato interesse per la scienza ma soprattutto consapevoli di essere in qualche modo dei privilegiati. Si perché credo di aver loro fornito gli strumenti idonei a capire meglio il nostro tempo. Non hanno avuto bisogno come la maggioranza degli italiani di affidarsi ai cosiddetti esperti per non sentirsi a disagio di fronte alla disinformazione su questi nuovi argomenti. Loro il disagio non lo hanno sofferto né si sono sentiti emarginati essendo già in possesso di empowement. Sono usciti alla grande dallo smarrimento dovuto alle contradizioni dei nostri scienziati, accentuato dalla cattiva informazione della stampa, con notizie e fatti gridati al megafono quotidianamente dai social media. Il rumore di fondo della comunicazione si è avvalso di termini tecnici come R0, Rt o curve di crescita rendendoli certo più familiari a molti. Ma tutto questo ha messo in evidenza la scarsa familiarità degli italiani per le scienze matematiche e la scarsa propensione al calcolo o ai numeri in generale. Questo scarso interesse, anche da parte della scuola e della politica può portare a gravi conseguente aumentando il divario sociale in una società che sempre di più si avvale di tale linguaggio. Non possiamo fidarci più di sedicenti esperti, di pseudoscienza. Per fortuna il coronavirus ha evidenziato anche le fragilità della nostra scienza. Ha messo in evidenza una scienza fatta di esperti che si sono trincerati dietro frasi del tipo “ancora non conosciamo” quando hanno visto confutate le loro previsioni o si sono dovuti esprimere su valutazioni di nuovi comportamenti.  E’ emersa in pieno una fragilità del sapere e del metodo scientifico. Non ci si può basare solo sui protocolli, va data priorità alla formazione del medico, alla sua esperienza clinica, alla sua capacità di valutazione di fronte ad eventi nuovi. Medici che studiano ma soprattutto si confrontano. E le idei migliori stanno venendo non dai soliti accademici con titoli acquisiti non sempre per merito, ma da gruppi seri di medici che sul web si riuniscono, si confrontano e riportano la scienza alla funzione di “open science”, attraverso canali anche informali, ma rapidi, facendo circolare le idee e conoscenze in modo certo rapido ma soprattutto accessibile a tutti.  

“Ci sono nei fatti due cose: scienza ed opinione; la prima genera conoscenza, la seconda ignoranza.”
Ippocrate di Coo

                                                                                                                   

Ex alunni e covid-19.

Spero che il fischio alle mie orecchie avvertito in questi mesi di isolamento non sia stato dovuto a crisi ipertensive bensì, come vuole la tradizione popolare, a qualcuno che mi abbia intensamente pensato. Ed allora sono andato alla ricerca dei fantomatici e misconosciuti personaggi interessati alla mia persona andando per esclusione. Dopo aver escluso la componente femminile, data la mia età non più giovanissima e una parte dei miei possibili detrattori, non essendo ora più in prima linea dal punto di vista professionale, il mio pensiero è andato ai miei vecchi alunni. Si perché nel mio trascorso di medico c’è anche una lunga storia di insegnamento universitario. Grazie al coronavirus, alcune di queste mie materie di insegnamento sono tornate oggi di estrema attualità: malattie infettive, statistica sanitaria ed epidemiologia. Certo all’epoca mi chiedevano che senso potesse avere l’epidemiologia per chi avrebbe fatto in seguito il fosioterapista o l’infermiere. Rivedo ancora le facce sbalordite e trasognate alle 8 di mattina davanti a grafici, curve gaussiane o a definizioni strane quali tasso di incidenza, letalità, virulenza, mortalità. Mi sembra ora di sentire alcuni di loro, tra quelli più critici, pensare sottovoce o bisbigliare al figlio: in fin dei conti aveva ragione il professore quando diceva che tutto quello che stava insegnando ci sarebbe tornato utile in seguito e non solo per capire la trama di un rinnovato film dal titolo “virus letale”.                             “All’uomo irrazionale interessa solamente avere ragione. All’uomo razionale interessa imparare.”
Karl Popper

Pensieri nell’etere al tempo del Covid-19

Solo pensieri in libertà colti nelle giornate di isolamento.

Nel V secolo a. C.  un certo filosofo greco Anassagora, fondatore della teoria atomistica affermò: “i fenomeni sono l’espressione visibile di ciò che è nascosto”. Oggi diremmo che per scoprire la verità dovremmo guardare al di sotto della superficie delle cose. Certo ne abbiamo sentite di teorie, di previsioni, di indicazioni sul tema coronavirus. Cosiddetti esperti in contraddizione con se stessi e con gli altri esperti.

Ho sentito dire di donne, madri di famiglia, affette da burn out. Leggo sul dizionario: sindrome da stress lavorativo, caratterizzata da esaurimento emotivo, irrequietezza, apatia, depersonalizzazione e senso di frustrazione, frequente soprattutto nelle professioni ad elevata implicazione relazionale (medici, infermieri, insegnanti, assistenti sociali, ecc). Uomo adagiato sul divano, in cassa integrazione, qualche esercizio ginnico per tenere trofici i muscoli, (tanto i soldi arrivano lo stesso) e donna in smart working, alle prese con spesa, lavatrice, cucina, seguire i compiti dei figli, portare fuori il cane, gettare l’immondiza.

Nel 1660 fu istituita la prima società scientifica del mondo: la Royal Society of London for Improving Natural Knowledge. I fondatori consideravano Dio un matematico che aveva creato l’universo secondo principi logico matematici e che lo scienziato doveva scoprire i principi che regolano l’universo e quindi decifrare il codice di Dio. Nel 1703 fu eletto presidente di tale società un certo Isaac Newton. I pensatori di allora si convinsero che era la ragione a far progredire i vari aspetti dell’attività dell’uomo in primis della politica. Ma successivamente con la rivoluzione industriale ci si rese conto che la vita non era sempre razionale. E Darwin diede una ulteriore visione della vita con la teoria evoluzionista. L’uomo come l’animale ha come funzione biologica quella di riprodursi.

Platone nel IV secolo a. C aveva dissertato sulla conoscenza inconscia, ritenendo le nostre conoscenze già presenti nella nostra psiche ma nascosta.

Ma veniamo a tempi più recenti con la scoperta della natura irrazionale dell’uomo e dell’inconscio. Consideriamo soprattutto come altri pensatori prima i Freud hanno compreso la sessualità femminile, l’istinto materno e il rapporto madre figlio. Il ruolo cardine che ha la donna nella trasmissione della vita, nella famiglia e nella società.  Ma questo è oggetto di un altro discorso.

Colazione sull' Erba | Manet

Corsi e ricorsi storici all’epoca del Covid-19

E’ di oggi la notizia della decisione del Tribunale:” Tutti i boss devono restare in carcere”. Vengono respinte 30 istanze di scarcerazione per motivi sanitari.

Mi rivedo giovane Capitano medico militare presso l’Ospedale Militare di Torino. Cosa c’entra con la richiesta di scarcerazione dei boss? Veniamo alla storia. Era l’AIDS agli albori della sua comparsa sulla scena mondiale, e pochi erano consapevoli della sua portata e sull’impatto che avrebbe avuto nelle epoche future. Venni convocato dal mio Direttore dell’Ospedale militare di Torino per una richiesta insolita che gli era pervenuta da un giudice del tribunale. Un detenuto Presso le carceri  “Le Nuove” di Torino era affetto da una nuova patologia e bisognava, su richiesta del giudice stabilire o meno l’incompatibilità con il regime carcerario. Essendo il più qualificato ero stato designato ad effettuare la perizia medica. Si parlava della nuova malattia all’epoca, agli inizi degli anni 80 nei termini di SIDA (sindrome da immunodeficienza acquisita per distinguerla dalla sindrome da immunodeficienza congenita) e del virus HIV nei termini di HTLVIII. Naturalmente ero ben documentato sulla nuova malattia essendo specialista in Malattie Infettive, ma le conoscenze erano relative all’epoca, quindi molto limitate. Essendo di Roma non avevo la più pallida idea dell’ubicazione delle carceri né della struttura. Fissammo un appuntamento e mi recai in divisa presso le carceri. Dopo diversi passaggi attraverso porte e cancelli metallici giunsi in infermeria dove ad attendermi c’erano diversi secondini e il detenuto. Visitai il paziente, parte della struttura e scrissi la consulenza sul giornale sanitario personale del recluso. Scortato dagli agenti rientrai in Ospedale. Inviai successivamente le mie conclusioni. Non concordarono con il parere del giudice. Era il primo caso di AIDS che si presentava in quelle carceri ma credo fosse uno dei primi in assoluto nei penitenziari italiani. Non c’erano precedenti nè giurisprudenza. Per tali motivi articolai la relazione con le ultimi acquisizioni delle malattie corredandole con le poche pubblicazioni di supporto. Il caso venne discusso a lungo con i miei colleghi e con i vertici militari in quanto spiegai loro che questo caso rappresentava solo la punta di un iceberg e fummo facili profeti. Nessuno all’epoca era consapevole dei possibili sviluppi della malattia né dei futuri scenari che da lì a poco sarebbero apparsi. Oggi ci sono medici specialisti dedicati a questa tipologia di pazienti.                 “Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare degli ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati”.
(Mahatma Gandhi)

Virus dell’epatite E (HEV) zoonosi e salti di specie

Conosciamo vari tipi di virus che possono dare epatiti nell’uomo.

Tra questi i virus dell’epatite A, B,e C. In questi ultimi anni si è aggiunto il virus del’’epatite E.

HEV è un virus a RNA a filamento singolo classificato come unico membro del genere Hepevirus, famiglia Hepeviridae.

Diffuso nelle regioni asiatiche e in alcuni paesi in via di sviluppo, è oggi presente anche se sporadicamente in Europa e in alcuni paesi industrializzati. E’ recente il rilevamento di ceppi di virus dell’epatite E (HEV) nei conigli nella Repubblica popolare cinese e negli Stati Uniti. Pertanto i conigli sono da ritenere un altro serbatoio dell’epatite E. Nel 1997 è stata confermata la natura zoonotica di HEV.

In Italia il virus è presente e gli anticorpi anti HEV andrebbe sempre ricercati nei pazienti affetti da epatite acuta o incremento dei valori delle transaminasi.

Covid-19 ed informazione

No. Non è possibile. Anche stasera l’ennesima trasmissione televisiva sull’uso delle mascherine, sul significato dei test sierologici. Ma siamo impazziti? L’informazione, il servizio pubblico sta andando alla deriva. Si parla di dati epidemiologici, di test sierologici e si ignorano le più comuni definizioni. Tasso di letalità, tasso di mortalità, incidenza, sensibilità, specificità, sono termini ai più misconosciuti. L’ennesimo esperto dopo mesi ci viene a spiegare che la mascherina deve coprire il naso. Sono gli italiani un popolo sotto acculturato, un popolo di ignoranti senza possibilità alcuna di emancipazione? Parlano di strategie. C’ è un’unica strategia da attuarsi: è l’esecuzione dei tamponi e dei test sierologici che la Cina sta attuando da gennaio. Medici a contatto con pazienti febbrili, in piena pandemia, hanno implorato l’esecuzione dei tamponi ottenendo un netto rifiuto perché non rientravano nei criteri di contatto. Viene da pensare: siamo un popolo di cialtroni? Ma il popolo deve subire? Le sue eccellenze debbono restare nell’ombra? Gli esperti parlano di infezione, di gravità di pandemia, ma sono i primi ad ignorare le definizioni e i criteri da applicare in base a tali definizioni. La validità dei test viene definita in base alla sensibilità e specificità. Qualcuno ha mai detto chiaramente che il tampone per Covid-19 ha una sensibilità al di sotto del 100% per cui può risultare negativo anche nella persona con infezione? Ed è per questo motivo che il tampone viene ripetuto? Perché invece di terrorizzare l’opinione pubblica non si effettuano tamponi, test sierologici e si testano tutti i possibili contatti con i positivi? Mistero. Perché , come si attua per tutte le epidedemie e pandemie che si sono verificate nel tempo, compresa l’AIDS, non di applica in primis per la diagnosi il criterio diagnostico clinico e solo successivamente si effettua la conferma sierologica? Perché la stampa che spesso indaga anche là dove non le viene richiesto, non va a cercare e diffondere le notizie utili per la collettività invece di riproporre gli ennesimi servizi, le domande trite e ritrite ai medesimi esperti? Vogliamo gente competente, vogliamo sentire i nostri giovani validi, ma soprattutto sentire la verità.